mercoledì 3 ottobre 2012


Una giornata diversa di una madre Italiana in Libano
Il cerchio verde delimita tutta l'area dei combattimenti, il cerchio rosso a sinistra indica il luogo della casa, mentre il cerchio a destra indica il luogo dell'Istituto Italiano di Cultura

Era l’estate del 1986, da poco si erano festeggiati in Libano i 12 anni di guerre civili e non. Beirut era ancora una città divisa in due con il centro storico completamente distrutto e abbandonato dalla sua popolazione, soltanto soldati e miliziani, oltre a cani e gatti randagi, ratti e piante spontanee mantenevano un residuo di vita strana. Tuttavia più ci si allontanava dal centro e più la città si presentava normale. A Est dalla linea di demarcazione cioè nella zona allora chiamata Beirut Est (Bayrut Al Sharkyieh), dove si trovavano le milizie cristiane e la maggior parte delle truppe dell’esercito libanese, la vita era quasi normale e tranquilla mentre a ovest di Beirut (o Bayrut Al Gharbyieh) regnava il caos; le varie milizie settarie si contendevano il controllo dei diversi quartieri a suon di lancia razzi, kalashnikov e granate. La presenza dello Stato era molto simbolica, e le milizie trovavano sempre una scusa per combattersi e creare il maggior caos possibile. Mi ero installata in Libano nel 1963 dopo essermi sposata a Roma con mio marito Raymond di origini libanesi, ed avevamo sempre vissuto a Beirut Ovest in una zona vicino al mare (Ras Bayrut). Praticamente ci siamo rimasti fino al 1986 o 1987, non me lo ricordo. Successivamente abbiamo dovuto lasciare e spostarci verso Byblos (Gebeil) a 35 km a nord di Beirut perché la situazione era diventata molto difficile soprattutto per gli Occidentali e i dipendenti delle ambasciate. Ero addetta all'Istituto Italiano di cultura e mi recavo al lavoro spesso a piedi facendomi una passeggiata di 15 – 20 minuti oppure in taxi.
Quel giorno, la mattinata era iniziata quasi come tutte le altre, il bello e intenso sole di Luglio e l’aria serena della mattinata ancora non appesantita dall'umidità del mare, facevano sperare in una giornata tranquilla senza battaglie e senza particolari problemi di sicurezza. Avevo lasciato casa verso le otto del mattino per recarmi in ufficio (all'Istituto Italiano di Cultura) mentre mia figlia era rimasta sola; a quell'epoca aveva all'incirca 14 anni, più o meno. Gli altri componenti della mia famiglia, mio marito e i miei 3 figli maschi, erano in Italia per diverse ragioni.
Non mi ricordo più, quel giorno, chi era contro chi, mi ricordo soltanto che da qualche tempo ormai i numerosi partiti e partitini che si dividevano il territorio di Beirut Ovest cercavano poco a poco di cacciarsi l’uno l’altro dalla città. Finalmente sembrava che quel giorno avessero deciso di concedersi una giornata di pausa.
La giornata dunque si svolgeva tranquillamente, all'Istituto Italiano di Cultura non c’erano studenti dato che le lezioni di lingua italiana erano terminate, mentre quelli che volevano studiare in Italia avevano già lasciato il Libano da qualche settimana. Improvvisamente, verso le undici iniziamo a sentire i rumori caratteristici dei combattimenti. Colpi di mitragliatori, qualche lontana esplosione che diventavano sempre più forti e più  vicini, voci concitate provenienti dalla strada e i clacson delle auto. Dopo avere analizzato la situazione insieme alle colleghe e ai colleghi dell’Istituto e aver discusso sul da farsi (rientrare immediatamente a casa o aspettare per capire di cosa si trattasse) avevamo deciso di rientrare a casa.
La via Hamra , che era la via principale, una via commerciale da attraversare per rientrare a casa, sembrava ancora normale, i venditori ambulanti ancora agli angoli delle strade come quelli delle sigarette di contrabbando, gli scambiatori di divise (dollari in particolare) ed i vari commercianti stavano ancora portando avanti la loro attività quotidiana. Camminando verso casa ad un certo momento iniziai a notare che la strada si stava rapidamente svuotando e ad un tratto era calato un silenzio impressionante. I commercianti erano scomparsi come per miracolo. A mezzogiorno, questa via cosi caotica e piena di vita, era completamente svuotata e questo non era normale. Continuando a camminare iniziai ad avere quella sensazione tipica di pericolo. La situazione non era affatto normale, vuol dire che i miliziani stavano per iniziare la battaglia da qualche parte intorno o vicino a dove mi trovavo. Decisi di imboccare una strada secondaria parallela, ma anche questa era vuota, anche se meno silenziosa; i colpi di mortaio cominciavano a diventare sempre più forti e questo vuol dire che stanno cadendo sempre più vicini, i combattimenti oltre a intensificarsi si stavano avvicinando o meglio mi stavo avvicinando alla zona dei combattimenti. Non avevo più scelta dovevo tornare a casa e quindi continuavo a camminare ma sempre più velocemente però senza correre perché non sapevo cosa mi sarei aspettata di trovare alla fine della strada.
Finalmente stavo avvicinandomi ad un incrocio che mi avrebbe riportata direttamente verso la strada per casa, ancora qualche metro e inaspettatamente sento rumore di passi veloci dietro a me cosi mi girai, una signora stava correndo, e dopo avermi gridato “run for your life (fuggi per la tua salvezza)” si rifuggiò  dentro una casa chiudendomi la porta in faccia. Correre, ma dove? In tutti i casi ero più preoccupata per mia figlia che avevo lasciata sola in casa, e non ci pensavo affatto di ritornare indietro. Ad ogni esplosione mi sembrava di vedere la casa crollare, era ormai vicina ma ancora non riuscivo a intravvederla; e il mio cuore saltava e mi sembrava di sentire le grida di spavento di mia figlia.
Finalmente riesco a raggiungere l’incrocio che avrebbe dovuto riportarmi a casa. Ma mi era impossibile andare avanti  perché i combattimenti sempre più pesanti si stavano svolgendo proprio in quella strada. Mi fermai e mi nascosi dietro un muro, ed ogni tanto sporgevo la testa per vedere cosa stesse succedendo. Ma non si poteva vedere niente perché il fumo era denso e le esplosioni erano accompagnate da urla di spavento. Ripresi a camminare prendendo altre vie parallele ma avevo la testa cosi fuori dal mondo che non avevo più idea di dove stessi andando. Non riconoscevo più la strada ne` i palazzi, anche se mi rendevo conto che questa era una strada che avevo già percorso varie volte nel passato. I boati e le sparatorie erano sempre più forti e ancora più vicini.
Finalmente mi trovo davanti a un palazzo che conosco bene, dato che c’è il supermercato dove facevo la spesa durante le giornate tranquille. Mi avvicino sperando di trovare una porta aperta, un posto qualsiasi per nascondermi. Tutte le porte erano chiuse, tuttavia, vicino alla porta principale, c’era della gente, allora mi precipito verso loro credendo che fossero dei clienti in attesa dell’apertura del supermercato. Purtroppo erano uomini armati, probabilmente appartenenti ad una delle fazioni in lotta. Il loro capo si avvicina e mi dice bruscamente in arabo: ”Signora non è il posto adatto per lei, stiamo combattendo andatevene da un’altra parte”, “andare dove? La mia casa è lì di fronte al di là di questi palazzi e non so dove andarmene!”. Un giovane miliziano ha pietà di me e prega il suo capo:” lasciatemi accompagnarla à casa sua”; “ma sei matto?” grida il capo “vuoi farla morire con te?”. Comunque non mi disse più di andarmene via e mi lasciò nascondermi dietro un piccolo muro. Non so quanto tempo sono rimasta cosi a guardare i combattenti che sparavano e si spostavano, alcuni di loro si misero in mezzo alla strada a gambe divaricate e si misero a saltare una o due volte sul loro posto tenendo gli RPG sulle loro spalle e poi tiravano verso i loro obiettivi che non riuscivo a vedere.
Ad un certo punto il capo dei miliziani si ricorda di me e mi dice in modo concitato “signora khalas (basta) non potete più rimanere qui, tra poco si metteranno a rispondere al nostro fuoco e questo avverrà in qualsiasi momento”, mi indica quindi delle case dall'altra parte della strada “andate in una di queste case, sono occupate da rifugiati e loro sicuramente vi daranno ospitalità”. Non potevo più insistere e dopo averlo ringraziato scappo subito verso quelle case. I rifugiati mi ricevettero con tutti gli onori e grande rispetto, e mi pregarono di accomodarmi nel salotto, mentre la maggior parte della famiglia continuò a nascondersi nel rifugio sotto casa, soltanto il capo famiglia si mise di fronte a me per farmi compagnia. Il salotto aveva sicuramente conosciuto giorni migliori, ora non c’erano vetri su nessuna delle quattro finestre e le pallottole fischiavano davanti e intorno a noi (almeno era questa la mia impressione). Mi accorsi che il capo famiglia è preoccupato quanto me, allora lo pregai di dimenticare una volta per tutte le buone regole dell’ospitalità libanese e di lasciarmi scendere con gli altri nel rifugio. Con buon sollievo suo scendemmo a nasconderci. Ormai era tardo pomeriggio, il sole era sul punto di calare e la giornata si faceva più scura quando a poco a poco iniziai a sentire che i colpi si facevano più lontani e meno forti, era il segno che la battaglia si era spostata verso zone più lontane. Il capo famiglia che mi aveva accolta cosi gentilmente mi disse: “Signora è il momento di rientrare, venite che vi indico la strada”. Penso che lo fece coscienziosamente ed io ero cosi felice di potere ritornare a casa ed avevo una tale furia che lo ringraziai e scappai senza capire una sola parola delle sue indicazioni. Presi per sbaglio la direzione opposta a quella di casa e per fortuna, un amico di famiglia che abitava in zona mi vede dalla sua finestra, mi chiama e mi dice: “ma dove vai? Vuoi ancora combattere o vuoi andare a casa?”. Con sollievo mi faccio indicare la direzione esatta e questa volta, finalmente, potei arrivare a casa. Giunta a casa, non riuscì a credere ai miei occhi ma era ancora intatta e tranquilla, mia figlia mi ricevette per strada; aveva passato tutto il tempo dai nostri vicini ed era tranquilla e serena. Finalmente la sera è calata, e la mia giornata cosi` diversa dalle altre terminava fortunatamente bene.

Questo articolo era stato scritto anni fa da mia madre in francese; io ho pensato solo a tradurlo e postarlo .....  

lunedì 13 agosto 2012

Curare un malato di tumore con l'aspirina: Il BAU del Governo Monti


Aspirina annerita

A quanto pare i ministri Passera e Grilli hanno scovato le soluzioni per riportare la "crescita" in Italia. Vediamo in brevissimo quali sono questi piani:

Sul Piano energetico, secondo La Repubblica di stamattina: Passera è convinto che il suo piano rimetterebbe in moto l'intera economia Italiana.
- Alzare la produzione petrolifera nazionale fino a raggiungere il 20% della domanda, mediante la revisione dei limiti che tengono le trivelle oltre le 12 miglia marine dalle coste italiane. 
- Via libera agli investimenti sul gas, con la realizzazione di progetti di metanodotti dall'Algeria e forte sostegno al "corridoio Sud" nell'Adriatico,
- Portare avanti e completare i progetti di 4 rigassificatori approvati o in costruzione
Obiettivi da raggiungere:
- Abbassare i costi dell'energia,
- Ridurre le importazioni di idrocarburi e attivare miliardi d'investimenti in infrastrutture.
Risultati attesi:
- Aumentare la disponibilità delle materie prime energetiche e stabilizzazione del costo, 
- Vantaggi trasferiti alle imprese ed alle famiglie aumentando la concorrenza e quindi mantenendo una pressione sui prezzi
- la Borsa del gas sarà potenziata e nel settore elettrico i bonus fiscali si concentreranno sull'efficienza e la riduzione dei consumi.
Ovviamente, con la partenza del quinto conto energia sono previsti ulteriori tagli agli incentivi per il fotovoltaico. A quanto pare, l'Italia ha raggiunto abbondantemente il suo obiettivo del 20% imposto dalla direttiva europea 20-20-20. Secondo il Ministro insieme all'autorità per l'energia stimano che 9 miliardi all'anno per i prossimi 15 anni siano troppi in termini di spesa. 

Il ministro Grilli da parte sua punta sulle dismissioni immobiliari, sul taglio del personale (24 mila dipendenti pubblici dal prossimo autunno), oltre a qualche altra piccola manovretta di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica e le privatizzazioni. L'obiettivo sperato è quello di abbattere il debito del 20% (ossia portarlo dal 120% al 100%) in circa 5 anni.

Il bello dei quotidiani è che sanno come presentarti le cose. Le prime 7 pagine sono piene di buoni propositi, programmi ambiziosi il tutto presentato in modo ineccepibile con tanto di grafici e numeri. Peccato che spesso si tratta di speculazioni al rialzo, per dire che dalla fine del 2013 le cose dovrebbero andare meglio e che la "crescita" ripartirà. Girando la pagina ossia superando la pagina 7, i segnali sono nettamente diversi. Gli squali della finanza stanno ritirando i loro soldi dalle banche italiane, ora che il loro compito di distruzione dei PIIGS è quasi completato sarebbe bene dirigersi altrove e ripartire da capo. Alla fine l'obiettivo è chiuderla con l'Euro. 
Il premier Finlandese non si fida, non crede nelle soluzioni proposte visto che dichiara "in tempo di crisi i ricavi delle privatizzazioni sarebbero molto bassi", è e rimane contro la concessione della licenza bancaria al fondo salva stati e ritiene che sia sbagliato procedere ora alle dismissioni. Insomma segnali poco incoraggianti.

Personalmente non ho niente contro Monti &  Co. ritengo che almeno per ora sia molto meglio di un Berlusconi & Co. oppure di un Bersani & Co. Sono sicuro che non sarebbero capaci di trovare soluzioni migliori, anzi ho paura che farebbero danni ancora peggiori di quelli che avevano combinato da 20 anni ad oggi.

Ritornando al progetto Passera, penso che purtroppo i nostri tecnici (Ministro tecnico e suoi segretari e consulenti tecnici) ancora non abbiano centrato i problemi. Per prima cosa si analizza la situazione in base a quello che teoricamente potrebbe comportare (maggiori investimenti = maggiore ricchezza = crescita), agli investimenti e al eventuale (non necessariamente probabile) profitto non si addizionano le esternalità che sono fortemente negative (inquinamento delle terre, delle acque e dell'aria per causa delle trivellazioni), le improbabilità (il fenomeno del Cigno Nero) che per il 99,99% non sono mai tenuti in considerazione, il basso impatto sul benessere della popolazione in generale (è risaputo che estrarre più petrolio non è una condizione necessaria e sufficiente per un incremento del reddito delle popolazioni locali). Non si calcolano gli incrementi nelle emissioni di CO2, sia per causa dell'aumento di consumo di petrolio (per trivellare, trasportare, raffinare, ri - trasportare e alla fine consumare) che del gas (costruzione dei rigassificatori, trasportare, attuare i processi di gassificazione e o liquefazione, trasportare e consumare).

Ancora non ho capito bene l'impatto delle scelte del governo sulle Energie Rinnovabili, ma se dovrei interpretare le dichiarazioni mi sembra di avere capito che visto che abbiamo raggiunto gli obbiettivi Europei anche prima del 2020, possiamo ritenerci soddisfatti e frenare questa pazzia che si chiama fotovoltaico, biomasse, eolico insomma l'energia solare. Ovviamente di errori nel passato erano stati fatti, ma è una scusa per fermare la sostenibilità energetica di un Paese? Non sarebbe meglio puntare su una strategia più virtuosa basata su una programmazione degli interventi che comporti alla fine (sparo a caso entro il 2020) al passaggio dalla dipendenza totale dai fossili a quella dal Solare? se i soldi esistono per renderci ancora più schiavi dei fossili (petrolio, GNL, ecc.) perché non renderli disponibili per una maggiore indipendenza puntando su un obiettivo (80 -90%??) fortemente raggiungibile in Italia entro il 2020?

In sintesi i nostri tecnici comparati ad oncologi starebbero curando il malato di cancro, come al solito, con iniezioni di aspirina.

giovedì 9 agosto 2012

La fine di ASPO Italia ed il suo Rinnovamento

(Sorgente foto: http://www.whoisbolaji.com/ )

Ugo Bardi fondatore di ASPO Italia, vede giusto quando dice che il compito vero, inziale di ASPO Italia si è ormai esaurito. ASPO Italia, sezione italiana dell'associazione scientifica ASPO (Association for the Study of Peak Oil) era stata fondata più o meno nel 2005 con lo scopo principale di studiare le dinamiche delle estrazioni e dei consumi del petrolio e del gas e le conseguenze derivanti da tali attività sull’ambiente, l’ecologia, la salute umana; ma anche sulle società moderne e meno moderne, e sulle loro rispettive economie. I membri di ASPO Italia, in generale, si sono attivati durante questo ultimo decennio per capire i fenomeni e cercare di proporre eventuali soluzioni di mitigazione e di adattamento, ossia di sostenibilità e di resilienza. Numerosissime proposte tecnico – politiche erano state sviluppate e presentate ai decisori (amministratori e politici in generale) allo scopo di creare una strada verso una società più sostenibile, capace di mantenere un certo livello anche minimo di benessere, seguendo le indicazioni base uscite dagli scenari dei modelli utilizzati nel rapporto “Limit To Growth” pubblicato nel 1972 (e revisionato durante gli anni successivi) dal Club di Roma.

La strada non è stata facile e questo come ASPO Italia lo sapevamo. Tuttavia grazie al lavoro di molti, sono però stati raggiunti risultati incredibili. Basta pensare che fino al 2002 - 2003, le fonti rinnovabili rappresentavano circa il 25% della produzione energetica Italiana (18% nel 2000) mentre è proprio grazie all’attività delle associazioni ambientaliste, di molti iscritti al partito dei Verdi Italiani e in particolare/soprattutto all’attività iniziale dei membri fondatori di ASPO Italia, il Paese, malgrado le vicissitudini delle lobby e della maggior parte dei partiti Italiani, ha visto le Rinnovabili crescere raggiungendo il record di +25.974 GWh rispetto al 2000 (fonte, Silvia Morelli del GSE).

Non solo, ASPO Italia, durante il periodo 2004 – 2010 si è mossa anche sui fronti della gestione dei rifiuti quando l’allora presidente di ASPO Italia (Ugo Bardi), partecipò alla “Commissione Interministeriale (Ambiente e Industria) per le Migliori Tecnologie di Gestione e Smaltimento dei Rifiuti” sviluppando nel 2007, insieme ai suoi colleghi della commissione,  un documento completo per una gestione virtuosa di una risorsa che tutti chiamano rifiuti ma che effettivamente per come le cose si sono evolute oggi, non posso che essere considerate come Risorse per il futuro. Oltre ai rifiuti, ASPO Italia aveva sostenuto, sempre durante lo stesso periodo, il retrofit elettrico (fiat 500, ad opera dell'associazione Euro Zev http://www.eurozev.org/ed in parallelo, la ideazione del progetto RAMSES (finanziato completamente dalla Unione Europea, www.ec-ramses.net) per lo sviluppo del primo veicolo completamente elettrico per l’agricoltura. Non solo ASPO Italia attraverso uno dei suoi noti soci ha contribuito alla produzione del primo prototipo di "sistema di produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento dei venti di alta quota" o KITEGEN http://www.liquida.it/kitegen/ .
I campi di attività di ASPO sono sempre stati ampi e variegati, dalla divulgazione tecnico scientifica, alla formazione, alla pubblicazione di documenti e articoli (sia nel sito dell’Associazione www.aspoitalia.it che nei suoi due blog http://aspoitalia.wordpress.com/ e http://www.aspoitalia.it/blog/nte/, dove vi si trovano i migliori contributi tecnici, scientifici, ambientali, sociali, politici ed economici dei vari soci ma anche di non soci ma simpatizzanti). 

Purtroppo, e lo scrivo di malincuore, non basta e non basterà. Intanto la situazione si è deteriorata, a tutti  i livelli. La politica è completamente assente da quasi 20 anni, e se ha avuto qualche cenno di presenza era solo per tirare fuori delle decisioni che sono sempre andate nel senso contrario alla sostenibilità; le maggiori linee guida o anzi le migliori burlesque dei politici sono state quelle di portare avanti gli interessi del mondo della finanza, degli immobiliaristi e dei cementificatori, delle lobby del petrolio, del gas. Molto tempo e molti soldi sono stati sprecati con le politiche che hanno favorito gli inceneritori (chiamandoli per eufemismo termovalorizzatori), le centrali nucleari, la produzione delle auto convenzionali a combustione (chiamate Euro 2, 3, 4, ecc…), snobbando completamente qualsiasi soluzione alternativa. Sono state favorite le politiche delle cosiddette grandi – opere, l’espansione urbanistica selvaggia con le conseguenti bolle immobiliari (vedi la Spagna), la corruzione finanziaria – politica, la distruzione dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità, e l’inizio della fine delle risorse in generale. 
Questa perdita di tempo potrebbe, forse, diventare fatale non solo per le prossime generazioni ma anche per quelle attuali compresa la nostra.

I problemi che abbiamo affrontato come associazione erano troppi e rimangono i soliti, con l’aggravante che oggi sono peggiorati in maniera esponenziale. Per chi riesce a immaginarsi il sistema Terra nella sua complessità, e per chi tenta di seguire i percorsi delle varie crisi in atto, si renderà conto che ormai siamo molto al di là della fase di allarme, e che abbiamo superato abbondantemente il punto di non ritorno: siamo in completo deficit ecologico, climatico, umano, ed economico (siamo in Overshoot): La domanda di risorse è talmente superiore ai fabbisogni quotidiani della attuale popolazione mondiale e delle sue società iper-consumistiche che ci vorrebbero almeno 1,5 – 2 pianeti simili al nostro per essere soddisfatta. E se le cose, nel breve o medio periodo, dovessero continuare ce ne vorrebbero forse più di 5 pianeti Terra.
Penso che ormai sia insufficiente se non riduttivo continuare a parlare di petrolio, gas, energie rinnovabili. Il pericolo invece è molto più ampio e la sua ampiezza sarà la risultante dell’azione di tre problemi fondamentali:.
a- La continua crescita della popolazione, in particolare nelle aree considerate ad economia emergente (Cina, India, Pakistan) ma anche in quelli ad economia meno emergente (Nord Africa, e Africa Saheliana in particolare, ed il Medio Oriente con Gaza, Iran, Libano, e ovunque il fattore umano inteso come numero di persone è considerato un arma per le prossime guerre settarie o di cosiddetta liberazione);
b- I Cambiamenti Climatici ed in particolare il Riscaldamento Globale, fenomeno negato da troppi ma che si sta manifestando in questo 2012 con inverni estremamente rigidi e estati fortemente bollenti, il cui fenomeno più inquietante è la siccità diffusa superiore a quella del 2003, e le cui conseguenze economiche e di sicurezza alimentare mondiale si sentiranno soltanto nell'anno a venire.
c- La crisi finanziaria – economica, che è conseguenza non soltanto dei comportamenti demenziali delle banche e assicurazioni, del mondo della finanza, della cecità totale e stupidità dei politici stessi. Ma soprattutto per chi ancora non lo ha capito, è una prima conseguenza amara dell’esaurimento delle risorse (energetiche, minerarie, idriche, e alimentari).

Dunque, iIl problema oggi non è il ritorno ad una società e ad un pensiero comunista (come qualcuno ancra si auspica) che alla fine ha dimostrato il proprio fallimento, e nemmeno quello di proporre un pensiero ambientalista idealista e puro; il problema è cercare di trovare una nuova strada per arginare l'aggressività e gli effetti nefasti del capitalismo selvaggio del quale troppi regimi anche dichiaratamente comunisti, oggi, ne fanno ampiamente parte e ne godono degli effetti. Non basta più dire alle persone che il petrolio ormai è in esaurimento, ma va raccontata tutta la storia e questa storia purtroppo è e sarà segnata da catastrofi (tra l’altro già in corso).  

A questo punto credo che sia tempo di proporre qualcosa di nuovo, di continuare a cercare le migliori soluzioni che dovrebbero servire i pochi fortunati (rispetto ai 7 miliardi e passa di esseri umani) a capire come adattarsi ai cambiamenti e come mitigare gli effetti disastrosi di questi cambiamenti. Questa è la sfida del futuro, questo è quello che io riesco a vedere come strada principale per potere creare una certa resilienza per le generazioni future. 

Toufic El Asmar
Vice Presidente dimissionario di 
ASPO Italia

sabato 31 marzo 2012

Quando il dialogo tra le religioni è possibile ...

Dal sito: http://nuke.francescocorso.it/Opere/Ges%C3%B9ebreo2011/tabid/498/Default.aspx
 
Questa mail era stata inviata qualche sera fa al sito http://www.ebraismoecristianesimo.it/ 

Buonasera, stasera la comunità ebraica sta festeggiando il Shabat, in questa occasione ho voluto ascoltare il Shemaa Israel e mi sono imbattuto nel vostro sito. Bellissimo il proposito, bellissima l'idea e bello il sito. Io sono un cristiano maronita (libanese), ho sempre avuto un grande affetto per i miei fratelli maggiori, gli Ebrei. Penso che noi cosidetti cristiani, siamo fondamentalmente almeno teologicamente Ebrei. L' altro giorno parlando con un amico di religione ebraica, lui disse "Gesù è un uomo ebreo" la cosa non mi aveva per niente scioccato anzi sono rimasto favorevolmente colpito. Mi piace quello che avete scritto all'inizio su Gesù (Yeshuac): "non sta a noi decidere sul fatto se Gesù fosse un uomo o Dio fattosi uomo, ciò spetta eventualmente a Dio". Ciò è assolutamente vero, se noi umani lasciassimo a Dio di decidere sulle cose del Cielo e pensassimo soltanto a fare ciò che lui ci ha chiesto di applicare nel Deuteronomio, forse oggi il mondo avrebbe risparmiato tanti dolori e tante morti.
 
Dentro di me mi sento Cristiano ma anche Ebreo e ho simpatia per quella parte buona dell'Islam. Penso che Gesù nel suo comandarci nell'amarci gli uni gli altri, intendeva proprio quello che voi stessi avete scritto.
Personalmente non posso sentirmi colpevole del dolore e del male che è stato compiuto da sedicenti cristiani, esseri umani che portavano la tunica e che la usavano per scaricare odio, rancore, sadismo su tutta una popolazione.
 
Anche io mi auguro la fine dei mali nei vostri confronti e l'amore fraterno tra Ebrei e Cristiani e spero anche nel futuro con i musulmani stessi (ma questa qua è ancora un altra faccenda) .... Un augurio di un sereno Shabbat e (tra un paio di settimane) un buon e dolce Pesach.
 
Risposta della redazione del sito:
Il nostro sito ti ringrazia per le belle parole che condividiamo, con l'augurio che la realtà possa corrispondere ai nostri intenti.
Con i migliori auguri per le prossime festività
La redazione.
 

venerdì 10 febbraio 2012

IL SOGNO EUROPEO INFRANTO


Post scritto da Daniela e pbblicato su http://blog-condiviso.blogspot.com/2012/02/il-sogno-europeo-infranto.html  

I sogni collettivi più rilevanti dell’Occidente sprecone, razzista e autoreferenziale sono quello “americano” e quello “europeo”.
E’ necessario vederli appaiati per distinguerli e capire se il fallimento di uno (sogno americano) non abbia inficiato ed eroso la possibilità dell’altro (sogno europeo) di realizzarsi.
Il sogno americano è quello dei Padri Pellegrini sbarcati a Plymouth Rock nel 1620, felici di essere sfuggiti all’oppressione religiosa in Europa. Il loro capo spirituale, John Winthrop, mettendo piede nel “Nuovo Mondo” autoproclamò quel risibile numero di persone “il popolo eletto”. Erano lì per sottomettere la Natura con la forza del loro credo religioso. Ancora adesso il credo religioso è interconnesso alle vicende politiche, gli U.S.A. mettono Dio sulle monete (In God We Trust) e fondano campagne elettorali sul senso religioso: alcuni di loro sono creazionisti, per questi la Terra ha 12.000 anni come la somma di tutti quelli che sono citati nella Bibbia. Ai Padri Pellegrini della salvezza dell’anima si aggiunse, nell’era industriale, con Benjamin Franklin, la potente fiducia nei propri mezzi, per emanciparsi e diventare ricchi e di successo, unica modalità questa per raggiungere la Felicità che gli U.S.A. hanno nella loro Carta dei Diritti.
Fede e Perseveranza sono dunque le caratteristiche del primo sogno americano che passato al secondo stadio è miseramente fallito nel turbocapitalismo del “tutto e subito”. L’etica del lavoro frankliniana si ritrova in una nazione immersa nella cultura consumistica della gratificazione immediata, senza sforzi e senza merito. La pubblicità convince che si può essere felici solo se si ottengono una infinità di beni materiali, anche facendo debiti e magari facendo soldi con il gioco d’azzardo e i reality show. Il debito è non solo finanziario, ma anche di cultura e di etica.
Noi europei abbiamo voluto imitare il “sogno americano”. Film, musica, moda. E poco importava se, intrecciati nel sogno americano, c’erano il razzismo e la povertà, figli dell’eccesso di individualismo liberista che domina la società americana. Solo il mercato può regolare i rapporti tra i cittadini, nessuna idea di moderazione da parte dello Stato, ma è proprio questo che ha determinato il declino un Paese pieno di risorse naturali, di spazio e per di più con una lingua comune.

L’Unificazione Europea è il sogno europeo.
Un sogno basato su principi diversi da quelli americani, perseguiti con metodi ancora più diversi. L’Europa non ha una lingua comune, anche se comuni sono le radici delle lingue europee, è composta da Stati di diversa dimensione, diverso livello di ricchezza ed equilibri sociali e diverse organizzazioni politiche. Ma il patrimonio spirituale e morale europeo di cui parla la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea fa si che i due sogni siano quasi opposti.
Tanto il sogno americano è individualista e spinto, dalla presunta onnipotenza del singolo, alla conquista illimitata e al successo personale, tanto il sogno europeo punta alla coesione, all’inclusione, allo sviluppo sostenibile, facendo entrare il principio dell’uso della risorsa Ambiente in modo equilibrato anche nella carta dei Diritti.
La Carta dei Diritti Fondamentali comprende un preambolo introduttivo, dove precisa che si rende necessario rafforzare la tutela dei diritti fondamentali rendendoli scritti in una Carta, a cui seguono cinquantaquattro articoli, suddivisi in sette titoli come segue:
• Titolo I: dignità (dignità umana, diritto alla vita, diritto all'integrità della persona, proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, proibizione della schiavitù e del lavoro forzato);
• Titolo II: libertà (diritto alla libertà e alla sicurezza, rispetto della vita privata e della vita familiare, protezione dei dati di carattere personale, diritto di sposarsi e di costituire una famiglia, libertà di pensiero, di coscienza e di religione, libertà di espressione e d’informazione, libertà di riunione e di associazione, libertà delle arti e delle scienze, diritto all'istruzione, libertà professionale e diritto di lavorare, libertà d'impresa, diritto di proprietà, diritto di asilo, protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione);
• Titolo III: uguaglianza (uguaglianza davanti alla legge, non discriminazione, diversità culturale, religiose e linguistica, parità tra uomini e donne, diritti del bambino, diritti degli anziani, inserimento dei disabili);
• Titolo IV: solidarietà (diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito dell'impresa, diritto di negoziazione e di azioni collettive, diritto di accesso ai servizi di collocamento, tutela in caso di licenziamento ingiustificato, condizioni di lavoro giuste ed eque, divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro, vita familiare e vita professionale, sicurezza sociale e assistenza sociale, protezione della salute, accesso ai servizi d’interesse economico generale, tutela dell'ambiente, protezione dei consumatori);
• Titolo V: cittadinanza (diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo e alle elezioni comunali, diritto ad una buona amministrazione, diritto d'accesso ai documenti, Mediatore europeo, diritto di petizione, libertà di circolazione e di soggiorno, tutela diplomatica e consolare);
• Titolo VI: giustizia (diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale, presunzione di innocenza e diritti della difesa, principi della legalità e della proporzionalità dei reati e delle pene, diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato);
• Titolo VII: disposizioni generali che riguardano le modalità di interpretazione e di applicazione della carta medesima.
L’attuale Carta dei Diritti Fondamentali dell’unione Europea è entrata in vigore con la ratifica del Trattato di Lisbona (Legge 2 agosto 2008, n. 130 pubblicata in G.U. 8 agosto 2008). Anche il Trattato di Lisbona riporta i Diritti Fondamentali scritti nella Carta. L’articolo 1 bis recita:
L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.
Diritti universali, laici e completamente condivisibili.
All’articolo 2 un altro esemplare elenco di principi:
L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico.
Dunque cooperazione, collettività delle azioni sociali e con valori economici basati sulla qualità dell’ambiente e della vita dei singoli. Il tutto parrebbe proiettato verso una società con economia stazionaria e senza ambizioni di potere sul globo come fuoriesce dalle parole e dalle intenzioni degli U.S.A. Non un corpo unico ma un insieme di corpi da mettere a sistema, da organizzare a rete, per il benessere complessivo del Pianeta.
Ma il sogno europeo sta deludendo innanzitutto i suoi cittadini e si infrangendo sugli stessi scogli che hanno determinato l’arenarsi del sogno americano: i danni provocati dall’azione sfrenata del mercato economico e finanziario.
Il liberismo e il neoliberismo hanno pervaso anche le politiche europee, seppure con modalità diverse. In Europa il concetto socialdemocratico dell’equilibrio statale sulle forze del mercato ha sicuramente impattato sulla possibilità di manovra delle succitate forze, che tuttavia sono riuscite ugualmente a contagiare i meccanismi dei bilanci dei singoli Stati europei. Le agenzie di Rating (tutte americane) hanno giocato e stanno giocando con i bilanci degli stati europei attaccando innanzitutto i PIIGS.
Un momento duro, dove l’Europa avrebbe dovuto agire come un sol corpo, e invece ha mostrato l’aspetto aggressivo ed egoista dei suoi membri più ricchi e potenti, quali Francia e soprattutto Germania, già accusati da tempo dagli altri membri di costruire Protocolli e Trattati a loro esclusivo beneficio e consumo e poi di non seguirli se necessario (il limite del 3% del PIL per il deficit dei conti pubblici). Mostra particolare egoismo la Germania, troppo grossa per stare in Europa e troppo piccola per uscirne. Non accetta di dover pagare il debito degli altri paesi europei sconsiderati, un debito a cui a contribuito la Germania stessa con una feroce azione di esportazione, una Germania che impone rientri di bilancio pubblici rigidi e recessivi, e siccome non potrà vendere nulla in una Europa immiserita dalla sua stessa politica economica, ecco che si deve rivolgersi ai BRICS, come la Cina o il Sudamerica.
B.A.U. tedesco, e recessione europea stanno portando la Grecia sull’orlo della disperazione. La Grecia ha sicuramente colpe (bilanci non chiari, falsificazioni, evasione fiscale, poco rispetto di regole e leggi), come le hanno tutti i PIIGS, Italia compresa.
Ma la mancata coesione e difesa della dimensione umana da parte dell’Unione europea in un momento di crisi come questo è segno palese che il SOGNO EUROPEO SI E’ INFRANTO.In Grecia, i diritti fondamentali così ben espressi e specificati nella Carta dei Diritti Fondamentali e ribaditi nei primi articoli del lunghissimo Trattato di Lisbona, che ribadisce il nostro essere una unica comunità con uguali diritti e doveri e obbligo di reciproco aiuto tra Stati, ebbene quei diritti sono attualmente calpestati in nome del dio mercato. In nome del B.A.U. che penetra nel concetto di sviluppo sostenibile perché questo concetto, dice Latouche, è un ossimoro. Nessun SVILUPPO potrà mai essere sostenibile. Poca differenza con il sogno americano che, precedente per migliore fortuna a quello europeo, non parla mai di sostenibilità mentre quello europeo infarcisce di questo principio tutti i suoi documenti ma con il fine di aumentare concorrenza e competitività delle imprese e del mercato (seppure interno).
La Patria dell’Europa, l’origine della cultura occidentale, è in pieno collasso economico e finanziario, e i suoi cittadini stanno morendo di inedia e di disperazione.
Gli altri cittadini europei, e non solo europei dovrebbero guardare con timore al precipizio greco, perché la terapia d’urto fornita alla Grecia dalla BCE e dal FMI era sbagliata, irreale, inefficace e come si può notare dal risultato, anche controproducente (un debito greco passato dall’iniziale “turpe” 120% all’attuale “folle” 160% in pochissimo tempo e adesso deve tornare al “turpe” 120%). E sono le stesse misure di Monti e di tutti i paesi europei che ancora pensano alla “crescita” come soluzione di tutti i mali.
L’unica cosa che cresce è la disperazione e la paura, e il passo successivo è spesso una rivolta, o una guerra.
Ma intanto facciamo finta che vada tutto bene, anzi perché non ascoltare presso i nostri media le voci affabulatrici e affascinanti dei “grandi economisti filo americani” che sentenziano “fa bene il governo greco a licenziare i dipendenti pubblici”, oppure “si alla riduzione dello stipendio, all’aumento di ore da lavorare gratis”, come se niente fosse.
Greci cattivi e spreconi, dovete pagare pegno. Nulla a che fare con la coesione sociale e il diritto alla dignità umana della Carta dei Diritti Fondamentali d’Europa.

La Grecia non fa più parte dell’Europa e il sogno europeo si è infranto.
Il sogno Europeo si è infranto dal momento che i vari Paesi che formano i cosiddetti PIGS sono stati accettati a fare parte del Club chiamato Unione Economica Europea, il club dell’Euro, senza averne i requisiti minimi per farne parte. I conti Greci erano stati truccati e nascosti sia alla popolazione Greca che a quella Europea, eppure molti conoscevano la realtà. Ma non solo la cosi virtuosa Germania ad un certo punto si dimenticò di rispettare i parametri di Maastrich.
Certo ci hanno preso per il culo per troppo tempo, offrendoci il benessere assoluto “chiedi e ti sarà dato”. Qualcuno si è accorto della novità che circola in TV da qualche mese? Quella che vi farà guadagnare (rovinare) chissà quanti soldi, avete indovinato? Il Poker in TV .Intanto nella Unione Europea il numero dei disoccupati, senza tetto, poveri, malnutriti è in continua accesa, in alcune scuole elementari di Atene molti bimbi svenivano perché non mangiavano da giorni, padri di famiglia che si suicidano, mamme che si prostituiscono; la delinquenza spicciola (per intendersi scippi e furti in casa) è in crescita esponenziale. Una miscela esplosiva.
Alexander Hamilton nato a Nevis, l’11 gennaio tra il 1755 e 1757 morto il 12 luglio 1804 è stato un politico, militare ed economista statunitense. Ritenuto uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti, fu il primo Segretario al Tesoro della nuova nazione americana. Da lui esce la battuta fortemente non Cristiana “Inequality in condition is a necessary consequence of liberty” ossia la condizione di disuguaglianza è la conseguenza necessaria della libertà. Ossia vuoi essere libero, allora sfrutta gli altri oppure rimani povero. Qualcun’altro cita “Those who love God and their country don’t need a government public sector. They need and unrestricted private sector” coloro che amano Dio e la Patria non hanno bisogno di un settore pubblico governativo. Hanno bisogno di un settore privato illimitatamente libero.